Teatrografia


Virginia e sua zia

23 dicembre 1988

Un lavoro oscuro dietro le quinte dello spettacolo televisivo, una zia sulla sedia a rotelle ad attenderla tutte le sere, nella memoria un totale deserto di affetti… chi è Virginia? Una delle tante donne deluse che si incontrano nella vita o sulle scene? No, per la semplice ragione che lei non ha mai utilizzato l’illusione come spinta vitale, e quindi si è sempre tenuta al riparo da ogni conseguente delusione.


La casa degli orchi

23 dicembre 1988

Una famiglia quantomeno singolare. Un anziano padre-padrone e due figli. La moglie è data per morta. Ma su questo terzetto di uomini aleggia un che di perturbante. Il padre da sempre tiranneggia con subdole maniere il figlio minore, con l’effetto di averne fatto un ritardato. Ha tentato lo stesso con il primo, ma costui, dotato di un carattere ribelle, all’apparenza si è salvato.


La donna del banco dei pegni

23 dicembre 1988

Un banco di pegni. Un crocevia delle miserie umane. Un luogo triste dove le lacrime della povera gente si sono rapprese in oggetti dati in pegno e quasi sempre mai più riscattati. Un’area di parcheggio per le angosce minime come per le smisurate ambizioni di una comunità di fantasmi – la città che si intuisce dietro le pareti della scena.


Disturbi di memoria

22 febbraio 1988

Due uomini sulla cinquantina: l’uno riservato, l’altro prodigo della propria intimità; l’uno attento a non offendere il comune senso del pudore, l’altro capace di pensare e dire soltanto cose spudorate; l’uno morbosamente geloso dei ricordi, l’altro pronto a metterli all’asta.


Un eccesso di zelo

1 luglio 1987

La commedia prende l’avvio da un tranquillo quadretto familiare. È mattina, Aurora ha appena messo i due figlioli sul bus della scuola, e suo marito Ivio si sta preparando per recarsi al lavoro. La giornata, dunque, sembra voler correre sui binari della più rassicurante quotidianità.


Pulcinella

5 febbraio 1987

Il mio primo ricordo teatrale è saldamente ancorato alla maschera di Pulcinella: sono al Politeama di Napoli dove si esibisce Salvatore De Muto, l’ultimo rappresentante – questo lo avrei appreso molto più tardi – di una ideale famiglia di Pulcinelli che, attraverso i mitici nomi di Petito, Fracanzani e Calcese, risale il corso del tempo fino alla seconda metà del Cinquecento.


Il naso di famiglia

1 ottobre 1986

Ma i parenti, anche quelli stretti, soprattutto quelli stretti, se avessimo potuto sceglierceli, ce li saremmo scelti così? E’ una domanda insidiosa, che induce perfino gli apologeti della famiglia naturale ad esitare un istante prima di rispondere.


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