Per disgrazia ricevuta


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Archivio n° 57

Non è azzardato affermare che quando una grazia richiesta ad un santo va oltre la “misura” del suo oggetto si traduce puntualmente in una disgrazia. Se questo è valido in generale, lo è ancor più nel caso in cui il Santo risponda al nome di San Gennaro, eminenza celeste che, vuoi a causa della veneranda età, vuoi per lo sterminato numero dei suoi postulanti, può incorrere in qualche svarione nel corso del suo ministero di “graziatore”.

Questo è quanto va detto a premessa del testo “ Per disgrazia ricevuta”, incontro – scontro di due devote del patrono di Napoli, le quali sono convenute sotto il suo altare per contestargli la scarsa professionalità con cui ha esaudito i loro desideri.

La vicenda che da qui prende le mosse potrebbe agevolmente essere riassunta nell’espressione popolare “o troppo poco o troppo assai”. Lese nei loro diritti di fedelissime, le due donne, a turno, prima con garbo, poi con crescente aggressività, dichiarano di essere state rovinate dall’intervento celeste del Santo, che pure esse avevano sollecitato in ogni maniera, dall’umile perorazione alla minacciosa pretesa.

Siamo in presenza di una forma di fede, esasperata fino a bordeggiare l’eresia? Forse. Ma il rapporto dei napoletani con il Cielo non è mai stato esente da questi eccessi. E, del resto, è di dominio comune che i bestemmiatori sono a volte i più accaniti credenti, l’ateo non avendo nessuna ragione di infierire su quello in cui non crede.

Se poi nella specifica vicenda si vuole intravedere la metafora di una città che da millenni va avanti all’insegna dell’ ”o troppo poco o troppo assai”, noi non rilasciamo autorizzazioni, ma non poniamo neanche veti di sorta.

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